Depressione e conseguenze sul bambino

Le madri dei bambini pretermine sono spesso depresse e possono, a loro volta, incidere negativamente sulla salute del proprio figlio [128]. Studi recenti hanno rilevato una correlazione tra presenza di sintomi depressivi in gravidanza e rischio di parto pretermine, minore peso alla nascita, minore circonferenza cranica e più bassi punteggi di Apgar [129-131]. Un alterato clima intrauterino sembra influenzare la funzione neurocomportamentale del neonato; inoltre, i nati di madre depresse mostrano all’EEG minore attività frontale, basale e dopo stimolazione [132]. I meccanismi attraverso cui i sintomi depressivi possono influenzare il decorso neonatale non sono chiari. Comunque, gli aumentati livelli ematici di cortisolo e di catecolamine rilevati nei pazienti depressi sembrano modificare la funzione placentare alterando il flusso ematico uterino e inducendo irritabilità uterina [133]. Anche la disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, spesso associata alla depressione, può avere un effetto sullo sviluppo fetale. Secondo studi condotti sugli animali, allo stress in gravidanza farebbe seguito morte neuronale, sviluppo anomalo delle strutture neuronali del cervello fetale e disfunzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene nella prole [129,130,133]. La presenza di depressione in gravidanza può determinare una riduzione della cura personale, con riduzione dell’appetito, compromissione dell’alimentazione e, conseguentemente, aumento del peso corporeo inferiore a quello atteso: questi fattori sono stati messi in relazione con un decorso negativo della gravidanza [134]. Soprattutto in passato, molti autori si sono impegnati nel valutare come il rapporto madre-figlio possa rappresentare un fattore di vulnerabilità: il difficile legame madre-bambino, un attaccamento alterato, un particolare temperamento del neonato sono stati posti in evidenza come potenziali fattori di rischio [98,135].


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